Teniamoci strette le nostre belle tradizioni alimentari…
Visito gli Stati Uniti diverse volte all’anno e ogni volta passo molto tempo osservando cosa succede nei ristoranti e come si rapportano gli americani con il cibo.
Devo purtroppo dire che ogni volta resto sempre più sconvolta dall’anarchia alimentare e dalla confusione nutrizionale creata dalle industrie alimentari a scapito dei poveri consumatori che, giorno dopo giorno, anno dopo anno, vedono il loro stato di salute peggiorare alla velocità della luce.
Non sto parlando solo di obesità perché questa è una condizione sociale nota e oramai difficile da recuperare, sto parlando di stato di salute. Tralascio l’incidenza di patologie importanti come diabete, ipertensione etc, ma osservo semplicemente come si presenta fisicamente un americano medio che possa avere più o meno 65 anni, come si muove, come parla…
Persone rallentate
Non c’è da stare allegri. Le persone che osservo appartengono (per una serie di motivi), tutte ad un ceto sociale medio alto, per cui non vi è nemmeno la scusante economica, che spesso giustifica scelte alimentari di bassa qualità e tremendamente dannose per la salute.
Ho visto e vedo persone “rallentate” nel ragionamento e nei movimenti, persone che in media dimostrano 10 anni in più rispetto alla loro età. Se penso alle persone della stessa generazione che normalmente incontro nel mio studio, devo dire che il più delle volte non c’è paragone.
Tutto questo non fa che supportare la strenua crociata che il dr. Sears sta portando avanti per combattere il fenomeno dell’infiammazione cellulare o silente.
Stiamo rischiando tantissimo in termini di benessere, non solo di sovrappeso. Le persone che ho notato essere così “rallentate”, molto spesso sono magrissime: l’infiammazione, infatti, non risparmia nessuno, nemmeno coloro che si sentono fortunati perché mangiano qualsiasi cosa e il loro peso non varia di un grammo.
Senza criterio alimentare
C’è da dire una cosa: qui non esiste criterio alimentare. Si mangia qualsiasi cosa a qualsiasi ora. In questo momento mi trovo all’aeroporto di Seattle e sono le 9 di mattina. Mi sono appositamente seduta in mezzo ad un gruppo di tavoli per vedere cosa succede. A destra c’è chi fa colazione (vi tralascio i dettagli), a sinistra chi mangia la zuppa di chili, poi chi sta affrontando un giga-hamburger che potrebbe essere 22 blocchi di proteine, 45 di carbo sfavorevoli e 94 di grassi…
Di tutto, di più
La cosa più divertente: in uno dei negozi dell’aeroporto, tra le tante assurdità nutrizionali, ce ne è una fantastica: dolci tipici di questo stato americano contenenti frutta secca, gelatina stracolma di zucchero e ricoperti di zucchero a velo. Ma la grande notizia è che sono “fat free”, senza grassi!!!!
Vorrei proprio sapere dove potrebbero metterli i grassi in una preparazione del genere…
Non ho avuto il coraggio di leggere la tabella nutrizionale per vedere i carbo (che qui sembrano essere gratis, perché sono i grassi che fanno tutti i danni!): temo che per osmosi la mia povera insulina subisca uno shock irreversibile!
È anche con questi messaggi falsi e devianti che questi poveri americani stanno andando alla deriva del benessere.
Il cibo è cultura
Sapete che vi dico? Prendiamo da loro la straordinaria tecnologia, il senso di praticità, la loro onestà professionale e il loro saper “fare squadra” per lavorare meglio, ma lasciamogli tutto quello che riguarda l’alimentazione. Teniamoci le nostre tradizioni, teniamoci stretti i nostri orari e non confondiamo la mattina con il pranzo o la cena: il cibo è cultura, è un piacere, è un’arte. Impariamo ad usarlo in maniera corretta e dagli Stati Uniti prendiamoci solo gli insegnamenti dello straordinario dr. Sears che, ogni volta che lo incontro, riesce a stupirmi per la cura e la precisione con cui porta sempre avanti le sue ricerche.