Top Zone Consultant per l’Europa, specializzata nell’applicazione della Strategia Nutrizionale Zona direttamente con il dr. Barry Sears, con il quale è co-autrice dei libri Il Bello della Zona, La zona del Futuro, Magri per Sempre e La Zona Mediterranea.

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Dimagrire non è un problema di peso…

Prima di mettersi a dieta è necessario sfatare qualche mito sul dimagrimento e resettare alcune “credenze” nutrizionali. Bisogna distinguere il concetto di peso da quello di massa grassa e, soprattutto, saper riconoscere ed accettare i propri limiti senza porsi mete irrealizzabili.

Sono passate le feste, e ora è il momento del bilancio dei danni causati dall’entusiasmo dei festeggiamenti natalizi. C’è anche da dire che non è necessario privarsi di ogni cosa proprio durante le feste o quando ci godiamo le meritate vacanze, quanto invece sarebbe saggio seguire un criterio nutrizionale corretto durante tutto il resto dell’anno. Sarebbe necessario cambiare il punto di vista sul concetto di dieta. Dopo molti anni di lavoro a contatto con le persone che, come me, tutta la vita hanno bisticciato con la bilancia, ho deciso che avrei chiamato il Metodo che utilizzo (checome
ricordo sempre, parte dai concetti biochimici base della dieta Zona ampliandosi verso la valutazione emozionale e psicologica del globale della persona) “Nutritional Reset”, perché ho capito che ci
sono alcuni miti da sfatare sul dimagrimento tali, da richiedere un vero e proprio reset di alcune “credenze” nutrizionali.

COSE DA SAPERE

Cominciamo a fare una distinzione tra il concetto di peso e di massa grassa di una persona. Il peso è dato dalla somma di massa grassa e massa magra che -essendo composta dalle ossa, dai liquidi, dagli organi e dai muscoliè quella che “incide” maggiormente sulla bilancia soprattutto a causa del rapido transito dei liquidi. Faccio un esempio: un maratoneta che corre per ore, alla fine avrà una variazione di peso notevole causata soprattutto dalla disidratazione dovuta alla corsa. Tale perdita non può’ essere definita un dimagrimento, anche se -pesandosi- il maratoneta vedrà che la bilancia è scesa. Nel giro di poco tempo tale peso perso verrà infatti recuperato grazie alla reidratazione. La massa grassa invece è costituita dallo strato di “gommapiuma” che riveste il nostro corpo e ha anche il compito di proteggerlo da eventuali traumi provenienti da incidenti. La massa grassa incide molto poco sulla bilancia, mentre influisce sulle taglie che noi indossiamo. Per perdere (ma anche per formare) massa grassa serve più tempo rispetto a quanto detto per la perdita dei liquidi. Quando dimagriamo è quindi corretto analizzare cosa è andato perso. Acqua? Muscolo? Grasso? Per capire questo non basta pesarsi ma è necessario calcolare la variazione delle due masse tra il pre dieta e il post. Se si adotta una strategia nutrizionale senza una adeguata personalizzazione e senza essere adeguatamente monitorati, è spesso facile incappare in rapide perdite di peso (sulla bilancia) che però il più delle delle volte sono a carico (ahimè) della massa magra e poco di quella grassa.

Questo avviene perché attivare il corretto meccanismo di consumo del grasso senza ricadere nella trappola della perdita della massa magra, non è poi così semplice. La strategia nutrizionale corretta è quella che -pur tenendo presente il concetto di caloria-, mette l’attenzione sulle conseguenze biochimiche e ormonali che derivano dal cibo di cui ci nutriamo, per fare in modo di ottenere la perdita della massa grassa (cioè diminuiamo di taglia), e non della massa magra a cui seguono risultati scarsi dal punto di vista estetico (classico aspetto emaciato con vuotamento del viso) e fallimentari dal punto di vista fisiologico. Per ottenere questo risultato, diventa molto più importante fare attenzione ai carichi glicemici preoccupandosi di usare le fonti di carboidrati più adatte, piuttosto che contare forsennatamente le calorie di ogni singolo alimento. Infatti il meccanismo di formazione e di dissoluzione della massa grassa, è strettamente legato all’azione di un ormone chiamato Insulina che a sua volta è legato al tipo di carboidrati (dolci o salati che siano), che noi introduciamo nell’organismo. Effettuare la sostituzione dei carboidrati sfavorevoli (cioè quelli che danno un notevole rialzo dei livelli di Insulina) con quelli favorevoli è un gioco piuttosto complesso, soprattutto perché è indispensabile farlo con una precisione tale da escludere gli attacchi di fame responsabili del fallimento di tutte le “diete” tradizionali, e l’instaurarsi di eventuali processi di “recupero” degli zuccheri da parte del cervello, che porterebbero a veri e propri raptus nei confronti dei carboidrati stessi (e non di certo di quelli favorevoli).

Un’altra cosa da ricordare quando si intraprende un percorso di dimagrimento, è la valutazione di alcuni aspetti fondamentali che possono influire moltissimo sia sul risultato che si può ottenere ma anche nell’obiettivo che ci si può prefiggere. Per prima cosa deve essere valutata la reattività glicemica della persona che può variare tantissimo da soggetto a soggetto. Infatti c’è chi è fortunato e “sopporta” meglio i carboidrati, chi lo è meno e quindi dovrà non solo essere  molto più “disciplinato” nel seguire le indicazioni nutrizionali, ma anche “accontentarsi” di una percentuale di massa grassa compatibile con una risposta glicemica che fa i “capricci” reagendo in maniera eccessiva anche agli zuccheri lenti. Un altro fattore che deve essere valutato è lo stress. Le persone che ingrassano nei periodi di stress, sono i soggetti che sotto pressione -anche se  seguono un regime nutrizionale corretto-, vedono i loro sforzi svanire sotto l’effetto del cortisolo che è legato all’Insulina, che a sua volta è responsabile della formazione di massa grassa. Lo stesso discorso vale anche per chi dorme poche ore. Vanno inoltre considerate attentamente le condizioni di vita: se una persona conduce una vita complessa in quanto a orari, occasioni sociali, situazioni familiari etc…non può aspettarsi di ottenere gli stessi risultati di chi ha la fortuna di avere una vita regolare, ma questo non deve essere un alibi per sostenere l’anarchia nutrizionale.

Ciò che è importante valutare aldilà del risultato estetico, è sempre il benessere che comunque consegue ad un regime nutrizionale bilanciato. Non dimentichiamoci poi di considerare “madre natura”: non sempre possiamo diventare ciò che vorremmo. La genetica e la struttura anatomica hanno la loro importanza, per cui è fondamentale saper riconoscere ed accettare i propri limiti senza porsi mete irrealizzabili che ci lascerebbero pieni di insoddisfazione. Molto spesso porsi degli obiettivi non compatibili con la propria fisiologia porta all’insorgenza di pericolosi disturbi alimentari. Da tutto quanto detto, credo sia evidente che, prima di “mettersi a dieta”, sia importante fare chiarezza con noi stessi su alcuni concetti “resettando” le nostre vecchie credenze in materia. Il primo grande reset mentale da fare e da far fare alle persone inizia davvero dal significato del verbo “dimagrire”.